Numeri 11, 11b-12.14-17.24-25a
Salmo 99
Romani 12, 4-8
Giovanni 15, 9-17
“Eccomi!”.
Ancora una volta è risuonata nella Chiesa, “popolo regale, assemblea santa, stirpe sacerdotale, popolo di Dio”, ancora una volta è risuonata nella nostra Chiesa di Conversano-Monopoli, questa parola che nella sua brevità è tuttavia come un terremoto nella vita di un credente. È la risposta che tante volte è fiorita, con un senso di comprensibile trepidazione, sulle labbra di chi ha fatto esperienza della forza travolgente dell’Amore di Dio. Quante pagine della Scrittura parlano di incontri con il Dio dell’Alleanza che hanno dato una svolta radicale alla vita di creature visitate e conquistate dall’Amore: Abramo, Mosè, i Profeti, Maria, gli Apostoli, Paolo! Un elenco interminabile! Ma penso anche a coloro che nella nostra Chiesa diocesana hanno incontrato Gesù Cristo, che ha rivolto loro l’invito: “Seguimi” e, fidandosi di Lui, hanno detto il loro “eccomi” con la gioia dell’innamorato! Quanti presbiteri, quanti consacrati e consacrate, ma anche quanti fedeli laici si sono lasciati afferrare dall’Amore che non delude. Per la stragrande maggioranza di loro l’eccomi è stato generoso e incondizionato e mai, mai, è venuto meno, anche quando la fedeltà alla vocazione li ha portati sulla croce. Vorrei che in questo momento con la memoria, ma soprattutto col cuore andassimo agli innumerevoli “santi della porta accanto”, che abbiamo conosciuto e da cui abbiamo ricevuto il dono di una testimonianza limpida di fede e di dedizione alla Chiesa. Pastori con il profumo delle pecore perché coinvolti nella vita della gente a cui erano stati mandati; consacrati e consacrate che non avevano alcun altro interesse se non il Regno, di cui la loro vita era profezia; uomini e donne che nelle diverse vocazioni laicali hanno fatto fruttificare i talenti di cui il Signore li aveva arricchiti. Con te, caro don Giuseppe, tra questi ultimi vorrei scorgere il volto amabile di mamma Marisa, che troppo presto ha chiuso il suo pellegrinaggio terreno ma che ora certamente vive in Dio, trasfigurata nella luce di Cristo risorto. Lei dal cielo condivide questo nostro evento unendosi alla nostra assemblea attraverso la liturgia della Pasqua eterna che si celebra davanti al trono di Dio e dell’Agnello. Lei prega per te, stanne certo, e ti incoraggia a fidarti di quel Dio che lei contempla con stupore nell’eternità dell’Amore.
Stasera sei stato tu a pronunciate l’eccomi della totale disponibilità al progetto di Dio per te. Abbiamo ascoltato la tua voce, ferma ma anche carica di emozione, eco di quell’immensa schiera di uomini e donne che ti ha preceduto nell’avventura della sequela. L’eccomi da te espresso è il risultato di un cammino di discernimento durato anni, che ti ha visto docile all’azione dello Spirito. Lui ti ha fatto fare un viaggio nella tua interiorità. Lì hai potuto conoscerti, scorgendo i segni di quella proposta che piano piano è affiorata nella tua vita, mettendovi certamente inquietudine, ma anche provocando domande a cui non potevi non prestare attenzione. Erano – quelle – domande necessarie per dare senso alla tua vita! E hai detto il tuo sì! Ti sei fidato di chi il Signore ti ha messo accanto, hai aperto il tuo cuore e hai accolto quanto lo Spirito Santo ti diceva attraverso di loro. E qui vorrei dire il grazie mio e della Chiesa di Conversano-Monopoli a quanti hanno curato la tua formazione umana, cristiana e ministeriale: la tua famiglia, alla quale esprimo sincera gratitudine per non aver ostacolato il tuo percorso vocazionale; la comunità di S. Antonio abate, che ti ha sempre incoraggiato a perseverare nel cammino e che stasera gode con te nel riconoscere le meraviglie che il Signore compie nella tua vita; gli animatori vocazionali della diocesi che ti hanno accompagnato nella fase iniziale del discernimento e hanno posto le basi per una solida spiritualità; il nostro Seminario regionale di Molfetta – qui rappresentato dal Rettore don Gianni, da alcuni educatori e da diversi amici che sono stati tuoi compagni di viaggio nella formazione – seminario dove ha vissuto momenti indimenticabili di incontro con Colui che ti ama da sempre e che ha bisogno della tua fragile umanità, perché, rivestita di forza dall’alto, possa essere strumento di misericordia per tanti fratelli e sorelle. Grazie a tutti! Avete dato volto, cuore e parole al grande e vero formatore alla vita cristiana e al ministero che è lo Spirito Santo, Colui che stasera completerà la sua opera conformando Giuseppe a Gesù, l’eterno Sacerdote della nuova Alleanza, il Buon Pastore, il Servo per amore.
Carissimi fratelli e sorelle, carissimo don Giuseppe, quel che stasera avviene ci fa toccare con mano l’azione onnipotente di Dio nella storia degli uomini. Esteriormente vedremo segni – l’imposizione delle mani del Vescovo – e ascolteremo parole – la preghiera di ordinazione – che possono essere percepiti dai nostri sensi e che aiutano a comprendere il mistero che viene posto nelle nostre mani. Dalla fede siamo però condotti ad un livello superiore, dove protagonista è lo Spirito del Signore Risorto che si serve della mediazione ecclesiale, sebbene sia Lui ad operare meraviglie di grazia nei Suoi eletti. Così mi rivolgerò al Padre nella preghiera conclusiva delle Litanie dei Santi: “Ascolta, o Padre, la nostra preghiera: effondi la benedizione dello Spirito Santo e la potenza della grazia sacerdotale, su questo tuo figlio; noi lo presentiamo a te, Dio di misericordia, perché sia consacrato e riceva l’inesauribile ricchezza del tuo dono”. Sono parole che rivelano il prodigio che ci vede coinvolti. Tutto parte dal Padre, che attraverso lo Spirito Santo, compie la consacrazione di una creatura chiamata e inviata per essere nel mondo prolungamento dell’opera di salvezza compiuta da Cristo con la Sua Incarnazione e con la Sua Pasqua di morte e risurrezione. Sei chiamato ad essere Cristo, carissimo don Giuseppe, in questi nostri giorni, in questo frammento di storia, ricco di fascino e anche di preoccupazioni, che tutti noi dobbiamo abitare con responsabilità e in maniera costruttiva.
Permettimi di sottolineare le due coordinate su cui devi orientare il tuo ministero di presbitero e che mai devono essere cancellate dal tuo orizzonte: Gesù Cristo e la storia. Entrambe essenziali.
Gesù Cristo è Colui che devi ripresentare sacramentalmente nella tua vita. Egli stasera consegna in modo particolare a te le parole rivolte la notte della cena ai discepoli riuniti con Lui per la Pasqua. Lui ti dice: “Non ti chiamo più servo, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ti ho chiamato amico, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a te!”. Coltiva la tua amicizia con il Signore Gesù, unendoti più strettamente a Lui, sommo Sacerdote, che come vittima pura si è offerto al Padre per noi. Insieme a Lui, consacra te stesso a Dio per la salvezza di tutti (cf Interrogazioni dell’eletto). Momenti privilegiati di amicizia con Lui siano l’ascolto orante della Sua Parola, che deve germogliare nel tuo cuore credente; la celebrazione dell’Eucarestia, stella polare della tua giornata di pastore – “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo”, ti dirò tra poco consegnandoti le offerte per il sacrificio eucaristico –; la sosta, colma di stupore adorante, davanti alla presenza eucaristica. Non dimenticare mai che Gesù ti ha scelto e chiamato proprio per questo, perché tu stessi con Lui e poi anche per mandarti in missione (cf Mc 3,14-15). Quante cose ti verranno rivelate nel dialogo orante da Gesù! Quello che Lui ha udito dal Padre, te lo trasmetterà e il tuo cuore traboccherà di gioia: “vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). L’amicizia con Cristo è il segreto per mantenere giovane il cuore del prete. Chi vive in Cristo, interiormente non invecchia mai, pur passando inesorabilmente gli anni all’anagrafe! È questo il segreto della perenne giovinezza dello spirito, di cui il prete dovrebbe essere testimone. A chiusura di ogni tua giornata interrogati su come è cresciuta l’intimità con Gesù; pur tra mille occupazioni e preoccupazioni, quanto spazio ha avuto lo stare con Lui nella preghiera; quali frutti di carità ha prodotto quel fuoco che lo Spirito stasera accende nel tuo cuore e che tu devi alimentare e tenere vivo con una intensa vita spirituale! E non aver paura, iniziando una nuova giornata di rimetterti in gioco nell’avventura della sequela. Così facendo il tuo entusiasmo e la gioia nel farti dono agli altri non saranno mai spenti né da fatiche e incomprensioni, né da ostacoli e chiacchiere mortifere che non mancano nella vita di un pastore.
L’altra coordinata essenziale su cui innestare il tuo ministero: la storia! “La Chiesa è il cuore di Dio che batte nella storia”, diceva un Vescovo italiano (Mons. Aldo Del Monte) della fine del secolo scorso. Ed è quel che noi pastori, insieme alle nostre comunità, siamo chiamati a realizzare nel nostro servizio al mondo. Il ministero non ci fa camminare sulla testa della gente, in un rapporto disincarnato con la vita concreta delle persone a noi affidate. Noi non siamo mandati ad una porzione di Chiesa astratta ma a comunità concrete fatte di persone che vivono le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di ogni essere umano. Sai bene che nella formazione iniziale del Seminario non ti sono state consegnate ricette pastorali, valide per ogni contesto umano, sociale, culturale, da prendere e applicare semplicemente in ogni situazione. Con la ricchezza di quanto è stato deposto nel tuo cuore e nella tua intelligenza negli anni della formazione, forte anche di questo anno di servizio diaconale nella Caritas, hai ora a disposizione gli strumenti per imparare a leggere i segni dei tempi, a scrutare l’orizzonte della storia per cogliere il passaggio di Dio, a vedere anche nel buio i bagliori di speranza che mai mancano, anche in tempi oscuri come quello in cui ci ha improvvisamente catapultati oltre un anno fa la tragedia della pandemia. La pagina evangelica di Giovanni ti ha indicato – e indica a tutti noi – il segreto per fecondare il grembo della storia e renderlo gravido di salvezza per tutti: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. (…) Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,9. 12-13).
Questo, carissimo don Giuseppe, è il segreto per servire la storia in questo tempo, nel quale siamo stati innestati dalla Provvidenza: amarla come è amata dal Padre, che per santificarla ha mandato il Suo Figlio, amarla come è stata amata dal Figlio, che per trasfigurarla ha dato la vita. Non con il pregiudizio e la paura, non con la chiusura e la contrapposizione ma solo con l’amore si serve la storia e coloro che la abitano, qui ed ora! Un prete deve collocarsi così nel ministero, con amabile tenerezza verso tutti e ciascuno, esser primo nel servire, mettendo la carità al centro dei pensieri e delle azioni, moltiplicando i gesti di amore e accogliendo l’altro senza riserve, fiducioso che l’amore seminato, a suo tempo porterà frutto. Così facendo non escluderai mai niente e nessuno dal tuo orizzonte, né luoghi né persone, perché a tutti e ovunque ti manderà il Signore nei lunghi anni di ministero che ti auguro di cuore! E non dimenticare che servire è dei coraggiosi, perché, come evidenzia San Gregorio Magno, la responsabilità pastorale “non può essere assunta da temerari impreparati, giacché il governo delle anime è l’arte di tutte le arti”!
“Poi udii la voce del Signore che diceva: chi manderò e chi andrà per noi? E io risposi: eccomi manda me!” (Is 6,8). Ti aiuti Maria Santissima, nostra dolcissima Madre, umile ancella del Signore e serva premurosa di ogni creatura, a coltivare la disponibilità a servire e ad andare lì dove, nel nome di Dio, la voce della Chiesa ti manda! Non temere! Dio è e sarà sempre con te! (cf Is 43, 5). Fidati di Lui e volerai su ali di aquila!