Giovedì Santo
È sempre un’intensa esperienza spirituale l’appuntamento della Messa Crismale. È l’intera nostra Chiesa particolare, nei suoi rappresentanti, raccolta nella Cattedrale che si stringe attorno a Cristo, “il testimone fedele, […] Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue”. Egli “ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre” e noi, quest’oggi, siamo qui riuniti come popolo sacerdotale per ricevere i segni che parlano del suo amore pasquale, i santi Oli e l’Eucarestia, segni che mentre trasformano la nostra vita, ci innestano come tralci alla vite, rendendoci suo Corpo. Dal profondo del cuore e all’unisono, insieme al veggente di Patmos, a Lui diciamo: “a te la gloria e la potenza nei secoli. Amen.”
Carissimi, non dimentichiamo mai che in quanto battezzati siamo tutti chiamati a vivere il sacerdozio comune, che ci abilita a realizzare quello che l’Apostolo Paolo chiama culto spirituale: “Vi esorto fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rom 12,1-2).
Permettete che attinga da questo testo paolino un orientamento per vivere il nostro sacerdozio battesimale in quella peculiare esperienza che come Chiesa stiamo vivendo in questi mesi. Sì, ritengo che l’esercizio della sinodalità, che sta vedendo tanti dei nostri fedeli coinvolti in maniera attiva, è un modo originale e fecondo per vivere la vocazione sacerdotale del popolo di Dio, che nella sua interezza è chiamato a santificare il mondo e la storia attraverso la realizzazione della volontà di Dio. E la volontà di Dio è questa: egli “vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tim 2,4)! Mai perdere di vista questo orizzonte, ovvero l’annuncio della salvezza, perché questo è il tesoro inestimabile posto nelle mani della Chiesa e di cui essa deve rendere partecipi tutti gli uomini e le donne di ogni tempo attraverso il dono della Parola e dei Sacramenti, che rendono presenti nella storia l’amore eterno di Dio. E noi tutti, cellule vive del popolo sacerdotale, per questo siamo scelti e consacrati: per “essere testimoni nel mondo della sua opera di salvezza” (Colletta della Messa).
Dialogare, confrontarsi, leggere i segni dei tempi, nel docile ascolto dello Spirito Santo e guidati dalla luce indefettibile delle Scritture: questo è discernere secondo la logica evangelica e, stando alle parole dell’Apostolo, questo rinnova il nostro modo di pensare, cogliendo ciò che è buono e gradito a Dio. Leggere i segni dei tempi, anche quando essi si offrono a noi in contesto di preoccupazione, di paura e di scoraggiamento, qual è quello che viviamo a causa delle ancora attuali conseguenze della pandemia, che continuano a disorientare le nostre comunità, e della tragica guerra che da ormai un mese e mezzo sta insanguinando il continente europeo, mietendo vittime innocenti in Ucraina, senza dimenticare quanto avviene in altri luoghi, in ogni parte del mondo, dove da lunghi anni si combatte e si uccide. Dio ci sta parlando oggi non solo nelle dinamiche della ferialità quotidiana che ci riguardano direttamente, ma anche attraverso i grandi eventi della storia, e chiede a tutti noi di interrogarci su come possiamo rendere partecipi dell’esperienza di salvezza tutti coloro che o non lo conoscono o lo hanno abbandonato e tradito. Egli ci chiede di metterci in gioco per rinnovare il nostro modo di pensare e di agire, perché solo con un’autentica conversione personale possiamo dare un volto più missionario alle nostre comunità. Il nostro sacerdozio battesimale, impregnato di unzione spirituale, rende tutti noi capaci di santificare la realtà in cui viviamo, cristificandola.
Stupenda a tal proposito è quell’antifona della Liturgia delle Ore: “Ora si compie il disegno del Padre: fare di Cristo il cuore del mondo”! Fare di Cristo il cuore del mondo, non è fondamentalismo cristiano, come qualcuno potrebbe pensare. È invece immettere linfa vitale nelle dinamiche umane o – per dirla con le parole della liturgia odierna, nella preghiera dopo la comunione – diffondere nel mondo il buon profumo di Cristo. E quanto bisogno c’è al giorno d’oggi del profumo di Cristo! In un mondo che è imputridito da egoismi, menzogne, cattiverie, gelosie, arrivismi, sopraffazioni, è necessario far rifluire ovunque fragranze nuove che inebriano e conquistano, perché parlano di solidarietà, di fraternità, di accoglienza, di riconciliazione, di pace. Oggi, dalla nostra Cattedrale vogliamo far sgorgare questo fiume di Grazia che, come acqua viva, secondo la visione profetica di Ezechiele, ovunque arriva tutto risana e tutto fa rivivere (cf Ez 47,1-9). Ed è lo Spirito vivificante che realizza tale prodigio, perché è Lui che tra poco riempirà della Sua presenza gli Oli, rendendoli canali di misericordia per tutti coloro che saranno resi partecipi del dono della salvezza. Pensiamo in questo momento a quei fratelli e sorelle delle nostre comunità che saranno raggiunti dall’onda benefica della Grazia. Pensiamo ai catecumeni, agli ammalati, ai battezzandi e ai cresimandi, e al nostro prossimo presbitero don Martino. Tutti saranno unti e consacrati, riempiti dello Spirito per essere conformati a Cristo, ricevendo ciascuno un frammento del mistero insondabile del nostro Salvatore. Ogni Sacramento infatti produce una particolare e specifica somiglianza al Figlio di Dio divenuto nostro fratello.
La pagina evangelica di Luca ci ha condotti nella sinagoga di Nazaret, in giorno di sabato, e ancora una volta ci ha mostrato la consapevolezza che Gesù aveva della sua missione, che rispondeva a quanto era già stato profetizzato da Isaia: portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi, proclamando l’anno di grazia del Signore. Ed è ciò che poi Egli farà nel suo ministero itinerante! Però, prima di delineare il suo compito, attingendo sempre da Isaia, egli richiama la presenza sovrabbondante in Lui dello Spirito del Signore, che Lo ha consacrato con l’unzione e Lo ha mandato a proclamare che il regno di Dio è vicino. Lo stesso evangelista descrive il momento in cui avviene questa unzione. Dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni, mentre “stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo” (Lc 3,21-22). E da subito Gesù si lascia totalmente afferrare dallo Spirito, rendendosi a Lui docile. Infatti, Egli “pieno di Spirito Santo si allontanò dal Giordano” e dapprima, guidato dallo Spirito, si reca nel deserto e successivamente con la potenza dello Spirito ritorna in Galilea, nella Sua patria, a Nazaret, dove, partecipando alla liturgia sinagogale, applicherà a sé la profezia di Isaia. La Chiesa delle origini, per bocca di Pietro, riconoscerà che tutto in Gesù è iniziato con quell’unzione: “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (At 10,38).
Carissimi, oggi anche noi ascoltando queste pagine della Scrittura, contemplando il nostro Signore e Maestro ripieno di Spirito Santo che si accinge ad iniziare il Suo ministero itinerante per raggiungere i poveri e gli ultimi del Suo tempo, ci lasciamo riscaldare il cuore dalla memoria della nostra consacrazione, quando siamo stati unti di Spirito Santo ed è stato acceso in noi il fuoco divorante dell’amore di Dio. Pensiamo tutti alla nostra unzione battesimale, quando rinati dall’acqua e dallo Spirito, ci siamo rivestiti di Cristo e siamo stati resi partecipi della Sua missione profetica, sacerdotale e regale. L’evento del Battesimo è a fondamento della nostra comune dignità di figli di Dio e discepoli di Cristo. Non vi è dono più grande nella Chiesa! Le diverse ministerialità che caratterizzano l’impegno ecclesiale scaturiscono tutte dall’unzione primordiale del Battesimo e dall’altra unzione, altrettanto fondamentale, che è quella della Cresima. Senza il Battesimo non possono gemmare le vocazioni al ministero ordinato, alla vita consacrata, al matrimonio, al celibato e al nubilato come espressione di amore radicale per gli altri. Risvegliamo la consapevolezza di questo dono e sospinti dalla forza dello Spirito serviamo il mondo in questa particolare stagione della storia, difficile e meravigliosa ad un tempo. Ravviviamo lo slancio per l’evangelizzazione, non accontentiamoci delle scelte fatte finora, che forse vanno avanti con stanchezza e senza entusiasmo da parte di molti. Il percorso sinodale propostoci dal Santo Padre vuole risvegliare la passione per il Vangelo, da accogliere e condividere con tutti quelli che vanno alla ricerca di un senso pieno da dare alla propria vita. Grazie a Dio sono tanti, anche se a prima vista i più sembrano refrattari alla proposta di fede.
Non si impara mai abbastanza l’arte del camminare insieme, che è caratteristica imprescindibile della Chiesa. Non può esistere una Chiesa statica, compiaciuta delle proprie sicurezze e chiusa al vento dello Spirito, triste e stanca. Non sarebbe la Chiesa di Cristo! Essa, invece, deve fidarsi della presenza indefettibile del suo Signore che la guida lungo i sentieri della storia. L’icona di Emmaus, che ci sta guidando nel discernimento, è emblematica al riguardo.
Permettete che chieda a voi, miei cari fratelli presbiteri, di farvi animatori di questo cammino comune, dove tutti i carismi e ministeri vengono messi a servizio dell’unità. Senza la vostra presenza, ricca di fede e di intelligenza pastorale, le nostre comunità rischiano di frantumarsi e di smarrirsi. Noi pastori siamo chiamati ad essere innanzitutto uomini di comunione, che con la loro azione tengono unito il gregge affidato dal Buon Pastore. Non è nostro il gregge, è del Signore Gesù e a Lui dobbiamo rendere conto di come lo custodiamo. Ritornano sempre incisive e provocanti le parole dell’Apostolo Pietro che soprattutto oggi, giorno memoriale della nascita del nostro ministero, possono aiutarci per un serio esame di coscienza: “pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge” (1Pt 5,2-3). Quanto vorrei, miei cari fratelli presbiteri, che insieme ai diaconi, nostri collaboratori nel ministero, unissimo le nostre forze, senza gelosie e rivalità, per gustare la bellezza del camminare insieme, aiutando le comunità che serviamo a vivere la comunione, a realizzare la partecipazione, ad aprirsi alla missione. Comunione, partecipazione, missione: le tre parole chiave del cammino sinodale. Memori dell’unzione ricevuta il giorno dell’ordinazione, non spegniamo il fuoco dello Spirito in noi. Alimentiamolo con una intensa vita di preghiera, che ci apre al mistero di Dio e ci unisce indissolubilmente a Cristo, amico vero e leale della nostra vita. Lasciamoci formare dal ministero per conformarci sempre più al Buon Pastore. Stando con la gente, amando la gente, scorgendo i segni di santità feriale presenti tra la nostra gente, scopriremo che è bello il dono ricevuto, senza alcun nostro merito, dal Signore. Preti, consacrati a Dio, per la gente e non per noi stessi!
Tra poco, dopo aver noi rinnovato gli impegni assunti il giorno dell’ordinazione, chiederò a tutti voi, fratelli e sorelle di pregare per i vostri sacerdoti e anche per me, perché il Signore ci renda fedeli ministri di Cristo, immagine viva e autentica di Cristo sacerdote, buon pastore, maestro e servo di tutti. Fatelo non solo oggi, miei cari, ma sempre. Pregate per la santità dei vostri pastori, chiedete al Signore che possiamo spenderci sine modo per tutti voi; pregate per i venerandi presbiteri, che prossimamente celebreranno alcune fauste ricorrenze – Mons. Pasquale Cantalupo, 70 anni, e don Lorenzo Bellanova, Guanelliano, 60 anni, di sacerdozio; pregate perché il Signore faccia sbocciare vocazioni genuine dalle nostre comunità; pregate per i giovani che sono in cammino verso il ministero – e tra questi vogliamo ricordare don Martino Frallonardo che nei prossimi mesi sarà ordinato presbitero e Tommaso Greco, che sarà ordinato diacono, e con loro anche il nostro Cosimo Martinelli, che venerdì 22 sarà ammesso tra i candidati ai sacri ordini -; pregate per i canditati al diaconato permanente, alcuni dei quali, saranno ordinati nei prossimi mesi; pregate infine per coloro che hanno concluso il loro pellegrinaggio terreno – e sono stati diversi negli ultimi 12 mesi – perché possano ricevere la corona di gloria che non appassisce (cf 1Pt 5,4). Li ricordiamo ad uno ad uno con immensa gratitudine: don Peppino De Filippis, don Carmelo Carparelli, don Antonio Lombardo, don Donato Rizzi, don Domenico Punzi, don Nicola Siliberti. Riposino in pace, insieme ai tanti fratelli e sorelle che nei mesi passati hanno varcato le soglie dell’eternità, alcuni dopo lunga sofferenza, altri all’improvviso, tragicamente o a causa del Covid!
Carissimi, dalla celebrazione di stasera entreremo nel sacro Triduo pasquale e già intravediamo la luce del Risorto che trionfa sulla morte. Insieme a Maria, Madre del Redentore, incamminiamoci in quest’ora della gloria del Figlio di Dio. Lasciamoci coinvolgere dalle splendide celebrazioni pasquali e dai riti della pietà popolare, che riprendiamo dopo la pausa degli ultimi due anni. Sentitemi presente in mezzo a voi, con le vostre comunità, per impetrare con umile fiducia dal Crocifisso Risorto i Suoi doni pasquali, soprattutto il dono della pace, per noi, per l’Ucraina e per il mondo intero.